
In caso non ne aveste ancora sentito parlare, Westworld si
sviluppa all'interno di un parco di divertimenti futuristico, caratterizzato da
un’ambientazione tipicamente western e da un dettaglio in particolare che l’ha
reso tanto celebre: gli host, ovvero androidi alla totale mercé dei visitatori
che li potranno sfruttare per la realizzazione delle loro fantasie più
nascoste. I robot, infatti, funzionano come dei veri e propri attori
all'interno di un film, recitando sempre lo stesso copione. Il loro scopo è
infatti quello di trascinare i newcomers all'interno della loro storyline, così
da far vivere loro un'esperienza di gioco estremamente vicina alla realtà. Una
volta terminato il copione, la loro memoria si annulla ed è questo l'unico modo
attraverso il quale essi possono sopportare i traumi violenti di cui sono
vittime. Tutto questo sarà possibile sino a quando non verrà dato loro il dono della
memoria. Questo piccolo cambiamento, rovescerà completamente gli equilibri del
gioco.
Uno dei punti di forza della serie tv è sicuramente la
scelta di raccontare la storia attraverso il punto di vista dei robot, non
degli umani. Sebbene possa sembrare un dettaglio quasi irrilevante, scoprire le
loro vulnerabilità, immedesimarci nei loro panni, ci mette nelle condizioni di
farci una domanda fondamentale: libera dalle costrizioni delle leggi morali, la
natura dell'uomo è malvagia?
Il quesito non può che rimandarci alla concezione dell'uomo
di Thomas Hobbes, secondo cui l'uomo quando si trova nello stato di natura, in
assenza di una società umana, sarebbe spinto ad appropriarsi senza alcun
limite, di qualsiasi cosa che permetta la sua conservazione, generando una
lotta di predominanza sugli altri, in cui ogni singolo è un lupo per ogni altro
uomo. Questa guerra minerebbe il principio di autoconservazione. Solo quando la
sua sopravvivenza viene messa in discussione, l'uomo sarebbe spinto, per
necessità, a trovare un accordo con i suoi simili.
Ma Westworld è il luogo in cui tutto è concesso, e i
visitatori non rischiano mai la loro vita. A loro è concesso di sfogare le loro
passioni più meschine su surrogati umani che si trovano in una posizione di
svantaggio rispetto alla loro.
Westworld non è che una riproduzione ideale dello stato di
natura hobbesiano, in cui l'uomo moderno può immergersi e lasciarsi andare,
consapevole del fatto che la sua autoconservazione ( l'unico principio che
spinge l'uomo a cercare un accordo con i suoi simili) non sarà mai messa in
pericolo.
Il creatore di questo mondo è il Dr Robert Ford,
interpretato ( magistralmente, aggiungerei) da Anthony Hopkins. Si tratta, a
mio avviso, di uno dei migliori personaggi della serie tv, che aldilà della sua
apparenza bonaria, nasconde un animo tutt'altro che innocente. Il Dr. Ford è un
moderno Prometeo ben cosciente dell'importanza della sua creatura; per lui non rappresenta soltanto un modo per monetizzare e creare capitale, ma soprattutto il mezzo attraverso cui è riuscito ad eguagliare lo status di divintà. E sono sicura che, sotto questo
aspetto, avrà tanto altro da raccontare.
Come si sarà potuto intuire dalle osservazioni precedenti,
sono assolutamente entusiasta di questa serie tv, che in poco meno di un mese è
riuscita a convincere non soltanto la critica, ma anche il pubblico,
conquistando 3,3 milioni di telespettatori al proprio debutto. Per quanto
riguarda la mia personale esperienza da telefila, è la prima volta dopo
tantissimi anni in cui mi capita di essere tanto catturata dai primi episodi di
una serie tv, anche grazie all'abilissima capacità dei produttori di intrecciare
tra loro due ambientazioni ( quella western e quella sci-fi) completamente
diverse tra loro, e spero soltanto che l'interesse non vada a scemare negli
episodi a venire.
ABOUTME

Laureanda in Lingue e Letterature Moderne Europee e Americane, probabilmente futura precaria, bookaholic, bingewatcher.
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